"Non è vero, ma ci credo", bella prova e successo di pubblico per Mariott'Arte

I tre atti della commedia si snodano nel racconto di un mondo di convinzioni oscillante tra razionalità e suggestione

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“Non è vero… ma ci credo”, la commedia del teatro partenopeo che Peppino De Filippo compose nel 1942, è stata riproposta domenica sera a Bitonto, presso l’Auditorium “Degennaro”, dal gruppo teatrale dell’Associazione culturale Mariott’Arte, bella realtà, ormai, del sempre vivo teatro amatoriale locale. Un teatro, è il caso di ribadirlo, il cui mistero e la cui forza solitaria sta forse nella sua innata capacità di farsi vettore autentico, oltre che custode vegliardo e tragicamente coerente, delle tradizioni popolari. I temi proposti non sono mai “scavalcati” o deformati: essi sono culturalmente rappresentativi, dunque degni di rappresentazione. I tre atti della commedia si snodano nel racconto di un mondo di convinzioni oscillante tra razionalità e suggestione, in cui ogni istinto sembra avere pari e degna cittadinanza. In quest’orbita di atti e fatti umani, tra il curioso e l’increscioso, gravita la figura baricentrica del Commendatore Gervasio Savastano, uomo d’affari tormentato dalla superstizione (ragguardevole l’interpretazione di Paolo Dellorusso che ha tenuto con grande padronanza ogni scena “legando” bene trama e personaggi coinvolti). Situazioni - limite, sentimenti contrastanti, assurdità a iosa, ogni passo, specie nel precipitoso incedere dell’atto conclusivo, non poteva che suscitare la generale ilarità del pubblico, oltremodo divertito dalle sventure del commendatore ma anche dalle prove degli altri attori: la puntuale Carmela Moretti, nei panni di Teresa Savastano, moglie del commendatore, sempre pronta a rintuzzare le esagerazioni scaramantiche di suo marito; Isabella Iuso, che interpreta la figlia dei due, Rosina, la quale, tra mille ripensamenti, finisce per sposare l’impiegato-amuleto, con tanto di gobba, Alberto Sammaria (un compìto, e sempre convincente, Vincenzo Martini); Gaetano Giampalmo (l’avvocato Donati), Valentino Desario (il Rag. Musciello), Maddalena Saltarella (la segretaria Mazzarella), Vito Iuso (il Rag. Belisario Malvurio, fonte di tutte le fisime scaramantiche del Commendatore); bella anche la prova dell’esordiente Simona Bisceglie, nei panni della domestica Tina, scaramantica pure lei, ma solo per compiacere il Commendatore. Sul palco, nel ruolo di “invitati” alla festa di matrimonio di Alberto e Rosina, ci sono anche Maria Teresa Piacente, Maria Iuso e il piccolo Mirko. Ecco, sarà proprio la festa di matrimonio a disvelare la realtà, per quanto - ed è in fondo questa una delle suggestioni della commedia - tutto resti sospeso in un limbo di convinzioni e fatuità, in cui il reale e il posticcio, sovrapponendosi e tollerandosi, convivono. Degno di menzione è, infine, l’esordio, in cabina di regìa, di Giuseppe Grasso, uno dei promotori del gruppo teatrale e attore molto apprezzato dal pubblico in tutti i precedenti lavori di Mariott’Arte: nessuna sbavatura, tutto è andato per il verso giusto. La commedia, i cui aspetti organizzativi sono stati curati dalla collega Annarita Cariello, sarà replicata nelle prossime settimane, in date ancora da definire, che saranno comunicate sulla pagina Facebook Associazione Culturale Mariott’Arte.