Roberto Riga (vicesindaco dell'Aquila): "Che meraviglia Bitonto e che grande cuore ha"
In occasione di "Prove di volo...adotta un'Aquila" abbiamo ascoltato la testimonianza diretta della tragedia aquilana a quattro anni dal terremoto. La gratitudine dell'insegnante Roberta Magnante Trecco
In occasione del progetto che ha visto coinvolti la scuola media “G.Carducci” dell’Aquila e l’I.c. “N.Fornelli” di Bitonto nello spettacolo “Prove di volo… adotta un’aquila”, abbiamo intervistato il vicesindaco della città abruzzese, Roberto Riga, e la professoressa Roberta Magnante Trecco della scuola suddetta.
Cosa le è parso della nostra città?
«La città di Bitonto è una meraviglia. Ha delle caratteristiche molto particolari, accoglie i turisti molto bene. Ho avuto la sensazione di essere in una città antica, di percorrere delle meravigliose vie del centro che noi – ahimè – non possiamo più vivere come una volta – con un solco di tristezza ha cominciato a raccontare il vice sindaco Riga-.
L’industria del turismo è potenzialmente alta in questa città, abbiamo apprezzato molto soprattutto la cordialità e la gentilezza che l’Amministrazione bitontina ci hanno riservato.
Cosa significa essere un amministratore di una città davvero da ricostruire non solo metaforicamente, ma anche e soprattutto materialmente?
La ricostruzione produttiva non è semplice. Stiamo partendo da quella delle agorà, dei teatri dove i giovani possano radunarsi. Abbiamo ricevuto importanti donazioni da tutto il popolo italiano, abbiamo avuto una grande attenzione per una città che ha vissuto un dramma vero e proprio sotto ogni punto di vista.
È stato bello trovare anche in un paese come Bitonto la solidarietà, - con gioia continua Riga - sono poi innamorato del vostro territorio e della cortesia che vi contraddistingue.
Le difficoltà più grandi?
Ci sono delle difficoltà oggettive. Non è tutto risolto e stiamo dando attenzione alle piccole e medie imprese.
Stiamo cercando di riportare l’Aquila ai vecchi albori. Ricostruendo rispettando l’ambiente soprattutto facendo tornare il centro storico a vivere con le passeggiate dei giovani e soprattutto degli studenti universitari visto che negli ultimi tempi i centri commerciali hanno ci hanno allontanato.
A settembre 2009 abbiamo tenuto a riaprire le scuole proprio per non fermare il paese, la cultura».
Professoressa, come è cominciata questa avventura con la maestra Mariangela Ruggiero?
«Ho scritto un libro “Flos – latino da favola” per le scuole elementari ed è di lì che è partita una vera e propria storia d’amore con Mariangela, una corrispondenza epistolare, di chat continua e vorticosa.
La chiave della vita è l’autenticità e Mariangela è etimologicamente autentica: è una valanga d’amore in piena».
Porgo la stessa domanda che ho fatto al vice sindaco: cosa ne pensa della nostra Bitonto?
È una meraviglia storica, architettonica ma quello che stupisce di più è l’accoglienza che ci avete riservato. Da noi sarà la montagna, saranno le calamità naturali ma non si è così calorosi. Bitonto rispecchia precisamente l’idea che si ha delle persone del Sud».
Cosa significa essere insegnante di bambini, ragazzi che hanno vissuto una tale realtà?
«Ricostruire i loro cuori è difficile. Si fanno diversi “sconti”: si è più indulgenti, comprendiamo i motivi delle loro marachelle.
Nei loro volti si vede il solco della tristezza di chi sa che torna a casa, sì, ma non sarà mai la propria casa, quella che fino a qualche anno fa gli apparteneva».
Gli aiuti sono stati efficaci?
«All’inizio, durante lo stato d’emergenza senza dubbio sì. Ma poi sono subentrati gli interessi politici, lo sciacallaggio, la mafia. Non è per nulla semplice. E poi c’è l’Emilia, la disoccupazione, l’Ilva, questo paese ha tante ferite ma è grazie alla gente generosa come voi che spesso si riesce a ritrovare il sorriso».
Ho visto immagini forti.
Ho ascoltato parole rotte davvero dal dolore.
Ho fatto un tuffo nel mio passato, nella mia infanzia, nella dolcezza che avvolge i sogni e i voli dei bambini.
Grazie, semplicemente grazie a te (la mia) maestra Mariangela.
Come tu ricordavi, Don Tonino Bello diceva: "Siamo gabbiani, ma voliamo rimanendo abbracciati".