Savino Carbone torna alla regia con il corto "Michele La Rai"

Girato a Molfetta, racconterà le tradizioni pasquali attraverso le storie di tanti videoamatori che ogni anno immortalano quei riti secolari

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La Settimana Santa si avvicina e, con essa, i suoi riti, le sue celebrazioni, che muovono migliaia di persone in ogni città. Chi per fede e forte devozione verso fondamentali momenti della religiosità popolare, chi per folklore, chi per turismo o semplice curiosità. Momenti che sono sempre oggetto di tanti appassionati o professionisti armati di cellulare, fotocamera, videocamera o qualsiasi dispositivo atto alla realizzazione di foto e video. Giornalisti locali, fotoamatori e cineamatori, professionisti e non che, da tempo immemore, documentano queste tradizioni attraverso tecnologie che mutano col tempo, passando dall’analogico al digitale, e che diventano parte integrante dei riti. E spesso senza neanche essere pienamente consapevoli del valore di quel che fanno.

Sono loro i protagonisti di "Michele La Rai", nuovo e originale cortometraggio del bitontino Savino Carbone, alla cui sceneggiatura ha lavorato un altro concittadino, Gabriele Labianca.

Non si tratta di un documentario come il precedente lavoro del regista, “Libertà” del 2019, che raccontava il fenomeno dell’immigrazione attraverso gli occhi di una donna omosessuale proveniente dal continente africano: «Michele la Rai è un’opera di finzione che, tuttavia, ha in sé alcuni elementi del documentario. Un esperimento curioso ma isolato. Io non sono regista di finzione ed esserlo non è la mia ambizione».

«È una storia che rende omaggio non solo a queste figure che fanno tanto, gratuitamente - continua - Un pretesto per raccontare quei personaggi che fanno parte delle comunità locali e che contribuiscono, senza saperlo, a mantenere viva una memoria storica che, oggi, rischia sempre più di scomparire e, per questo, merita maggiore attenzione da parte della cittadinanza e delle istituzioni. Lo fanno senza particolari ambizioni. Senza sapere che stanno costruendo materiale che in futuro, tra decenni, sarà testimonianza storica da riscoprire».

Le riprese si sono svolte a Molfetta, ma la storia, chiarisce il regista, racconta anche la realtà di Bitonto (da cui sono stati tratti alcuni elementi) e di tanti paesi dove, da sempre, si perpetuano queste tradizioni. I siti individuati per girare le scene sono il centro storico molfettese, casa Finocchiaro, la chiesa del Purgatorio, un'officina e il salone di un barbiere.

«Ringrazio il professor Nicola Pice, che ci ha aiutato con i suoi consigli e con le sue conoscenze sulle tradizioni pasquali, sui soprannomi e sulle parti dialettali» aggiunge rammaricandosi dell’impossibilità di realizzare l’opera nella sua città natìa.

Nel cast, fatto di professionisti, figurano, tra gli altri, Michele Sinisi (“Il bene mio”, “Chi m’ha visto”) e Gianni D’Addario (volto già visto insieme a Checco Zalone in “Tolo Tolo” e “Quo vado”).

Il film è prodotto da Apulia Film Commission e Regione Puglia, nell’ambito dell’intervento Apulia Short & Digital, a valere su risorse dell’FSC Patto per la Puglia 2014/2020. La produzione esecutiva è affidata all'Assedio Film di Molfetta.

Ci vorrà del tempo per la distribuzione, che passerà prima nei circuiti dei festival cinematografici nazionali e internazionali e, più in là, potrebbe essere disponibile sulle piattaforme streaming.