“Suite Escape”. Uno spettacolo per fuggire dai canoni e rivisitare il balletto classico | Foto

I costumi di scena dell’opera di Riccardo Buscarini sono stati realizzati da Franco Colamorea

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La forza di due o più corpi non si misura dalla loro vicinanza e stabilità reciproca, ma dalla capacità di rimanere in equilibrio anche quando sono distanti e fuggono l’uno dall’altro.  

E proprio fuggendo nel tentativo di uscire dal proprio asse i quattro ballerini della Equilibrio Dinamico Dance Company, Serena Angelini, Nicola De Pascale, Salvatore Leccese e Silvia Sisto, hanno messo in discussione il genere del pas de deux, martedì 16 aprile all’interno del Nuovo Teatro Abeliano a Bari. Spettacolo diretto artisticamente da Roberta Ferrara con la coproduzione di Art Garage e il sostegno del Teatro Pubblico Pugliese e AMAT.

La fuga dal passo a due, pensata e creata da Riccardo Buscarini, si sintetizza in “Suite Escape”, un’indagine in cui le partiture musicali e coreografiche di alcuni pas de deux del balletto classico vengono rivisitate, «un esperimento per capire che nel balletto classico le distanze e la connessione a livello tattile, di equilibrio e scambio di peso avvengono in una forma codificata, un modo personale per dare ad esse un significato nuovo nella contemporaneità», ha spiegato il coreografo piacentino durante il dibattito con il giornalista Carmelo Zapparrata.

Dal punto di vista logistico questa rappresentazione «ha a che fare con la differenza di genere per scardinare quel rapporto di pesi ed estensione della forma che avviene grazie al “porter” - ha rivelato Buscarini-. Ho voluto eliminare il sostegno, scardinare i due ruoli creando un nuovo ruolo basato sull’assenza e sul vuoto, senza un volume che va riempito e un partner, per vedere cosa succedesse al corpo libero dai suoi parametri».

In questo minuzioso lavoro di bilanciamenti dinamici, distribuito e organizzato da Vincenzo Losito con Lighting Designer Roberto Colabufo, ha avuto un ruolo considerevole anche un nostro concittadino, Franco Colamorea, il quale è stato scelto per realizzare i costumi di scena «con delle linee pulite, tessuti con fibre sintetiche e naturali, un’identità precisa legata a ciò che Riccardo voleva raccontare».

«Colori insoliti, chiari, scuri, caldi che rievocano la madre terra, così come il quadrato su cui ballavano i danzatori- ha aggiunto-. Tonalità dal nero a bianco anche per richiamare, sia il giorno e la notte, che i tasti del pianoforte che ha accompagnato il lavoro», suonato dal maestro Benedetto Boccuzzi, le cui musiche dal vivo di P.I. Caikovskij, L. Minkus, A. Adam, D. Auber, sono state trascritte e rielaborate dal maestro Silvestro Sabatelli.

In questo spettacolo il costumista ha «voluto utilizzare geometrie particolari senza tempo. Per esempio, il copricapo delle donne, che ricordano quello del 900, per ritornare con il pensiero in altri mondi, anche in quello classico».

L’idea di allontanamento e separazione dai canoni imposti di Riccardo Buscarini è molto evocativa. Franco sposa la filosofia di Riccardo secondo cui «la danza stessa è un’arte in costante fuga dal proprio passato senza però mai perderlo completamente di vista. Bisogna staccarsi dagli stereotipi, dal classico costume e forme che appartengono a un’epoca ben precisa, sperimentare, destrutturare e ricostruire le forme nell’abbigliamento e nel fashion».

L’illusione della leggerezza del partnering classico, «si trasforma in Suite Escape in un linguaggio di “voli in caduta”, che porta l’interprete alla separazione da chi offre un sostegno ma anche, in qualche modo, rappresenta un ostacolo. Si indaga quindi sulla fuga e sul vuoto generato dall’assenza, un volume che può essere colmato dal desiderio o uno spazio potenziale in cui riconfigurare la propria indipendenza. Il modello passato si manifesta tramite la riconoscibilità coreografica e musicale, ma anche qui lo si scavalca. Un pianoforte suonato dal vivo ci riporta alla classe di balletto e alla musica da camera, ma anche al sottofondo di un ristorante jazz, un luogo d’incontro ed, inevitabilmente, di scontro tra identità diverse», ha espresso in conclusione.

L’artista ha poi dichiarato che continuerà a «seguire la compagnia e elaborare le creazioni, perché è un’emozione particolare vedere il tessuto in pezza piatto che diventa tridimensionale».

Il 13 luglio al Civitanova Danza Festival ci sarà la prima assoluta di questo spettacolo e il 28 aprile ci sarà un altro lavoro dell’artista, “Manuale D’istruzione”, firmato da Raffaele Romita e Mariantonia Capriglione che andrà in scena al MAT di Terlizzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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