La cultura che si insegna giocando

Al Benjamin Franklin Institute si raggiungono gli obiettivi giocando, facendo cultura e, soprattutto, non smettendo mai di allenare la mente.

Stampa l'articolo

Concentrazione, socializzazione, ricerca di strategie e risoluzione dei problemi.

Sono alcuni dei punti di forza dell’antichissimo gioco degli scacchi, un gioco da tavola che si basa sulla competitività costruttiva e rispetto per l’avversario; un gioco ancestrale che i ragazzi del Benjamin Franklin Institute hanno scoperto grazie al Pon Lo sport per tutti: scacco matto guidato dal professor Domerio Mundo che ha visto i ragazzi impegnati in un vero e proprio Torneo di Scacchi. Durante gli incontri del Pon i ragazzi hanno avuto modo di conoscere il gioco da tavola, apprezzarne le strategie, impararne la tecnica; hanno potuto sviluppare memoria, prevedere le mosse dell’avversario, studiare da ogni prospettiva lo spazio della scacchiera, trovare soluzioni alternative.

Gli scacchi non sono un gioco semplice, le regole sono numerose e complesse; tuttavia il professor Mundo è riuscito, volta per volta, a mettere gli alunni nelle condizioni di giocare subito, di scoprire i principi poco per volta, chiedendo loro continuamente di eseguire semplici mosse su scacchiere portatili; le regole sono state introdotte con gradualità, portando i giocatori a confrontarsi con situazioni via via sempre più difficili. 

L’agonismo è una dimensione naturale della vita di un ragazzo, un fenomeno che consente di scaricare le pulsioni aggressive in un modo socialmente accettabile e per tutto il corso, della durata di due mesi, il rispetto delle regole ha portato gli avversari a studiarsi, a guardarsi negli occhi e a fronteggiarsi per degli obiettivi.

Citato anche nella letteratura, da Dante nel 28esimo canto del Paradiso, a Shakespeare ne la Tempesta, da Lewis Carroll in Attraverso lo specchio, fino al conosciutissimo maghetto Harry Potter e la Pietra filosofale, il gioco degli scacchi è un gioco diffusissimo che ha origini antichissime e ancora continua ad affascinare e avvicinare giocatori di tutte le età.

Basti pensare che l’ONU annovera il gioco degli scacchi tra le attività “in grado di cambiare le prospettive, i pregiudizi, i comportamenti, nonché di ispirare le persone, abbattere le barriere razziali e politiche, combattere la discriminazione, contribuire a promuovere la cooperazione e l’inclusione”.

Perché al Benjamin Franklin Institute si raggiungono gli obiettivi giocando, facendo cultura e, soprattutto, non smettendo mai di allenare la mente.