Black Sea

Negli abissi della nostra anima con il claustrofobico thriller di Kevin MacDonald

Passato in pompa magna al Courmayeur Noir Festival dove ha vinto anche il Leone Nero come miglior film, è uscito con un anno di ritardo rispetto al mercato anglo-americano il thriller di Kevin MacDonald Black Sea, un avvincente thriller dai tratti claustrofobici che si presta a varie interpretazioni.
Il film sceneggiato da Dennis Kelly prende spunto da una certa letteratura del tardo ottocento come quella di Jules Verne per raccontare le avventure di un manipolo di marinai pronti a recuperare un inestimabile tesoro nazista immerso nel Mar Nero.
Il punto di forza sono senz'altro le dinamiche del gruppo, una ciurma che va a rappresentare una sorta di macrocosmo all'interno di un microcosmo, ovvero quello della ciurma stessa. Tale raffigurazione ricorda un po' i romanzi di Joseph Conrad che volevano essere una critica allegorica della società all'interno di un gruppo ristretto di persone.
Ed infatti l'elemento di critica che più traspare nel film sono i soldi, tutti gli uomini anche quelli più coscienziosi si perdono nell'avidità del vile denaro.C'è una forte dose di "rabbia proletaria" che aleggia in tutto l'arco del film, che ci fa notare il pessimismo infuso da regista e sceneggiatore sulla corruzione del denaro nei vari strati sociali
dalla borghesia alla classe operaia.
Da registrare l'ottima interpretazione di un Jude Law sempre più in stato di grazia in quest'ultimo periodo, in grado di scrollarsi di dosso l'etichetta di "bello" iniziando a sfoggiare tutto il suo talento grazie anche al personaggio del Capitano Robinson scritto appositamente per lui.
Kevin MacDonald e Dennis Kelly sono riusciti nel loro intento di creare un film a metà strada tra thriller e dramma da camera "sottomarino" (il film è quasi del tutto ambientato all'interno di un U-Boot)
infondendo una claustrofobia quasi pari a quella di Gravity o Interstellar, in cui l'uomo rinchiuso tra quattro mura metalliche si trova in un ambiente ostile a lui ed ogni cosa che lo separa da quelle quattro mura è pronto ad ucciderlo.
Proprio per questa sua capacità di essere multiforme Black Sea è un film che sicuramente soddisfarrà sicuramente molti palati da quelli più fini a quelli meno ricercati, in grado sia di dare buoni punti di riflessione sia di intrattenere per tutte le sue due ore di durata.

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