Lucy

Un vero peccato, si spera che nella sua prossima opera Besson riesca per lo meno ad utilizzare il 10% delle sue capacità

Dopo aver aver incuriosito la maggior parte del pubblico e dato un’energica spinta ai botteghini, arriva anche da noi il fantascientifico Lucy, diretto dalla vecchia volpe Luc Besson, grande amante della fantascienza e autore di grandi classici come Leon e Nikita. Sin da subito si avverte che, con questo film, il regista parigino abbia voluto trarre ben più che una semplice ispirazione dalle sue opere precedenti, completando una trilogia ideale che ha come protagoniste queste eroine “d’azione”. È evidente, tuttavia, che Besson abbia perso colpi su colpi dal suo celebre Il quinto elemento, che costituisce tutt’ora il suo canto del cigno. Dopo lo stupefacente Limitless di Neil Burger (più thriller che fantascienza), Besson ricalca l’idea dell’utilizzo del 100% delle capacità cerebrali affidandosi alla fantascienza più pura.

Lucy è infatti una donna che viene rapita ed usata come corriere per trasportare un nuovo tipo di droga all’interno del suo addome. La rottura della sacca (contenente la droga) all’interno del suo corpo causerà un’imprevedibile piega nel suo destino, creando una nuova Lucy.

A primo acchito, ciò che risulta abbastanza disarmante per lo spettatore è senz’altro la fastidiosa sensazione di ‘già visto’, causato da un banale sviluppo della trama, che lo accompagnerà per tutta la durata del film. Oltre al già citato Limitless, è facile immaginare come Besson abbia deciso le sorti del proprio film, molto probabilmente basandosi sullo zapping televisivo effettuato in una giornata di pioggia. La prima metà del film è riassumibile con la figura di Morgan Freeman che conduce un documentario sulle connessioni e capacità cerebrali, non molto diverso dalle sue comparsate su Focus; la l’altra metà del film, invece, tenta di darsi un tono solenne acquisendo quasi i silenzi di Gravity e lo sviluppo degli eventi del più recente Trascendence.

Altro elemento a sfavore è l’eccessiva trasgressione del ritmo per tutto l’arco del film. In sole 24 ore la protagonista assume capacità spaventose, riuscendo addirittura a compiere azioni altrettanto spaventose ben oltre la semplice fantascienza; in pratica assistiamo all’evolversi del cervello di Lucy che passa dal 10% delle capacità (quelle di un uomo medio) al 100%, il tutto in maniera fin troppo discontinua, se si conta che i tempi della maggior parte sua evoluzione si accavallano solo verso il termine della pellicola.

Nemmeno la scrittura dei personaggi riesce ad essere convincente, i rapporti interpersonali sono labili e quasi inesistenti. Della protagonista Lucy, interpretata da una bella e glaciale Scarlett Johansson, non si conosce assolutamente il suo background e, nonostante tutto, non ci si può aspettare che diventi una spietata assassina a sangue freddo di punto in bianco. Nemmeno l’antagonista principale Kang, interpretato da un superbo Min-sik Choi (il mitico Dae Su di OldBoy), riesce a salvarsi dalla totale mancanza di carisma, risulta il tipico personaggio che rimane piatto per tutto il resto del film. L’unico personaggio potenzialmente interessante risulta essere il commissario Del Rio, la cui caratterizzazione, però, viene lasciata a se stessa.

Tirando le somme, Lucyparte come una buona idea che, però, finisce per perdersi nei meandri di una storia troppo lineare e alle volte esagerata, con l’aggravante di personaggi poco approfonditi. Per essere un film di intrattenimento annovera dei momenti abbastanza noiosi, contribuendo ad allungare virtualmente la durata del film.

 

 

Per questa e altre recensioni, seguiteci sul forum: LIAM – Life Is A Movie

E sulla fan page Facebook: LIAM Life Is A Movie

Per informazioni e contatti, potete scriverci alla e-mail: liamstaff@libero.it