Cento anni di potenza, bellezza, energia

Spirito british con un po' di Italia il 16 maggio a Milano

Tutta la storia sembra racchiusa nelle due ali che ne sostengono il nome. Le hanno permesso di volare, ma in cieli non sempre sereni.

La Aston Martin, 100 anni compiuti il 15 Gennaio scorso, ne ha passate tante, non solo per le missioni al “cardiopalma” portate a termine dalle sue automobili al fianco dell’agente James Bond, ma oggi è più “cool” che mai. Simbolo di questi 100 anni, passati tra lo sport ed un’eleganza tipicamente “british”, è la Vanquish Centenary Edition, tirata in soli 100 esemplari. È veramente unica, dalla sua speciale colorazione argento che sfuma verso il nero del tetto, seguendo il cofano anteriore, per poi riprendere ancora l’argento scendendo al posteriore, al suo motore: 12 cilindri di pura goduria.

La Aston Martin non si è fermata alla presentazione di una “auto evento” per il suo centenario, ma ha composto un calendario ricco di appuntamenti, uno dei quali prevede una tappa anche in Italia.
Dal 23 Aprile scorso, infatti, è in corso il “100 Years of Aston Martin” tour che in sette settimane si propone di visitare 19 dealerships in 8 Paesi europei. Il 16 Maggio prossimo è il turno di Milano. Si potranno ammirare la “A3”, classe 1921, ad oggi l’esemplare di Aston Martin più antico esistente, la “DB5”, icona della marca, immortalata da James Bond, l’Agente 007 al servizio di Sua Maestà, e la Vanquish celebrativa, mi verrebbe da dire la “special color”, forte dei suoi 573 cavalli di potenza, di 620 Nm di coppia e d’interni dalla cura artigianale. È per gli amanti del marchio, ma anche di chi è sensibile al fascino della bella meccanica, l’occasione per approfondire una storia cominciata da due amici, Robert Bamford (un meccanico) e Lionel Martin (un pilota) che il 15 Gennaio 1913 a Henniker Mews, nel quartiere londinese di Chelsea, fondarono la “Bamford & Martin Ltd”. Un’officina che si occupava, tra l’altro, di preparare le vetture Singer.

Il 1914 segna l’evoluzione attuale del marchio. In quell’anno i due decisero di far vivere la loro passione e di costruire una loro vettura per partecipare alla gara in salita “Aston Clinton Hill Climb”. Fu un debutto glorioso. La vettura, pilotata da Lionel Martin, vinse la competizione ed in onore di tale successo si decise di battezzarla “Aston Martin”, unendo il nome della cronoscalata con quella del pilota. Da allora, tra momenti esaltanti e cambi di proprietà, di passi in avanti ne sono stati fatti tanti ed oggi Aston Martin è un brand riconosciuto come un’autentica eccellenza inglese. Tuttavia, un’analisi del DNA della marca automobilistica rileverebbe geni italiani. Il telaio di quella che di fatto fu la prima Aston Martin, la vettura vincente alla cronoscalata, era un Isotta Fraschini. In seguito, uno dei più capaci ingegneri, che ebbe anche l’incarico di direttore tecnico della casa costruttrice, fu Cesare Augusto Bertelli. Un italiano che aveva fatto fortuna nel Regno Unito e che nel 1926 partecipò a risollevare le sorti di un’azienda, altrimenti destinata alla chiusura. La sua direzione fu foriera di numerosi successi sportivi che accrebbero la fama della Aston Martin come costruttrice di vetture veloci ed affidabili.

Siamo all’attualità. Dopo l’assenso dell’Antitrust europeo, il 1° Maggio scorso Aston Martin ha confermato il perfezionamento dell’operazione che ha portato il 37,5% della proprietà in seno alla Prestige Motor, una “newco” di diritto inglese controllata dal fondo Investindustrial riconducibile all’italiano Andrea Bonomi.

Si spera che sia un nuovo capitolo felice della storia di un grande costruttore di GT che porta nell’anima sempre un po’ di buona Italia.