Amministrative 2022/ Parla (in esclusiva) Rosa Calò. "Bitonto ha bisogno di una persona con esperienza e saperi da spendere in favore della collettività"

L'ex vicesindaco potrebbe essere il candidato sindaco di una coalizione dell'area di centrosinistra. La nostra testata è riuscita a intervistarla

Il suo nome, in realtà, gira già da qualche mese ma è da qualche settimana che circola in modo più insistente, ma di ufficiale non c’è ancora assolutamente nulla nonostante i segnali arrivati dai Social. Succede, allora, che Rosa Calò, già vicesindaco dal 2013 al 2020 e quindi uno degli esponenti più importanti delle due amministrazioni targate Michele Abbaticchio, potrebbe essere (il condizionale è super d’obbligo in questi casi) il candidato sindaco di una serie di liste civiche e partiti che si inseriscono nell’area del centrosinistra. Una coalizione (di sicuro, al di là dei rumors, è che il deus ex machina è il sindaco uscente) tutt’altro che chiusa all’altra parte del tavolo e che anzi metterebbe a disposizione il nome dell’ex esponente di “Città democratica” per l’intera città.

La nostra testata, allora, è riuscita a intercettarla e a intervistarla in esclusiva.

 

Bitonto ha bisogno di una donna alla guida? In cosa sarebbe diversa da un uomo?

Bitonto ha bisogno alla guida di una persona non in quanto donna in termini esclusivi, ma di una persona, nel mio caso donna, che ha maturato esperienza, caratteristiche e saperi che oggi possono essere spesi a favore della collettività. Certamente non è la prima volta che una donna si candida alle amministrative bitontine nel ruolo di sindaco; sarebbe la prima volta che potrebbe vincere le elezioni. La diversità è data dall’avere una sensibilità diversa, maggiore flessibilità, un approccio generalmente più dialogico nelle relazioni, una più spiccata capacità di multitasking, un’attenzione alle dinamiche pluriverso meno improntata sulla logica del potere e del possesso. Nel mio caso il lungo impegno professionale e associativo ha reso ricca e profonda la capacità di ascolto, che mi aiuta a considerare punti di vista altri e di accompagnare con pazienza le relazioni. Dico questo ben sapendo che le generalizzazioni spesso possono condurre in errore, ma nel mio caso sento di corrispondere a questo profilo brevemente descritto da uno sguardo meno aggressivo sulla realtà.

Pensa che la sua candidatura possa essere condizionata dal suo status o dall’apparenza?

Credo che il mondo politico in generale debba ancora fare molta strada per ritenere possibile un confronto alla pari tra generi diversi. Ancora è diffuso il pregiudizio dovuto alla convinzione che la politica sia un campo di intervento maschile, date le difficoltà delle donne a trovare il tempo necessario che l’attività politica richiede: se la donna lavora, ha una famiglia, deve occuparsi delle mansioni cosiddette di cura, è evidente che trova difficoltà. Credo che la mia candidatura sia nata dal riconoscimento di un profilo rispondente oggi alla necessità di trovare una figura che possa lavorare per una coesione sociale, per l’avvio di un percorso di riduzione della frammentazione delle parti politiche, per il recupero del rapporto con i cittadini e le cittadine e per un loro maggiore coinvolgimento nella cura della città.

Il livello di conflitto, delle recriminazioni, degli odi personali scava sempre più il fossato tra le parti e allontana la gente dalla politica. Su questi temi credo sia il caso di impegnarsi, però con una logica, un approccio diverso rispetto al solito, che è fatto di prove di forza, machismo, spartizione di campi di azione e così via.

Quale sarebbe il suo valore aggiunto?

La ricchezza della mia esperienza in campo sociale ed educativo, la mia esperienza in amministrazione a servizio della città, la mia profonda libertà di scelta nell’aver dato disponibilità a questo percorso, senza pressioni né interesse personale. Non ho da garantirmi alcun futuro politico, solo per quanto sarà possibile mi piacerebbe favorire un passo avanti nella crescita sociale, economica, culturale e civile della nostra comunità.

Il suo nome, seppur desiderato dagli ex di Abbaticchio, non è riuscito a riunire tutto il centro sinistra, si è data una risposta?

Ogni cordata del Centrosinistra parte dal ritenere vincente il proprio progetto incarnato da un candidato, progetti su cui ad oggi non c’è stata interlocuzione approfondita e dialogo su un piano di parità. Le realtà partitiche strutturate hanno sempre il sospetto di inconsistenza dei soggetti politici “civici”, se poi entrano in gioco le strutture di vertice si può capire qualcosa in più delle difficoltà in atto. Naturalmente la mia analisi va oltre queste poche considerazioni.

Ha paura di essere “da sola”?

In molte circostanze nella mia vita e nell’attività politico-amministrativa sono stata da sola e quindi non ho paura. Non sono così sprovveduta da non capire la differenza tra una candidatura di “testimonianza” e una candidatura sostenuta da un “campo” più ampio di soggetti politici convergenti.

Dovesse mai essere sindaco di Bitonto, da chi sarà composta la sua squadra, quali caratteristiche dovrebbe avere?

Da persone competenti, equilibrata nel genere, espressione delle forze politiche che sostengono la maggioranza, con innesti di figure tecniche se necessario.

Come sogna la Bitonto del domani?

Sogno una Bitonto immessa nel grande processo di trasformazione verso una prospettiva sempre più europea, coinvolta in un processo sintetizzato dalle parole chiave coesione/inclusione, innovazione/transizione sul fronte digitale, attenta all’ecologia integrale, una Bitonto in cui equità sul piano socio-economico, vivibilità sul fronte ambientale e sociale, realizzabilità dei progetti - con la ricerca di soluzioni anche innovative sul fronte del lavoro e dello sviluppo economico - ci porti verso una sostenibilità di vita che possa dare a tutti maggiore fiducia nel futuro. Oggi siamo tutti sfiduciati dal lungo periodo pandemico, dalle incognite che la crisi socio-economica ci riserva, da una guerra che ci interpella su temi forti che ritenevamo acquisiti da tempo, dalla necessità di dare alle giovani generazioni degli strumenti di comprensione di quest’oggi così complesso, di trasmettere loro la passione per il vivere civile, una vita cioè da vivere insieme agli altri, prendendosi cura di sé e degli altri, degli altri e del mondo che ci circonda, di sentirsi parte di esso e di provare ad assumersi delle responsabilità con esercizi sempre più impegnativi. Non è questa forse la politica?

In vista dell’arrivo dei fondi PNRR, in cosa sarebbe pronta ad investire?

Le mie idee possono essere tante, diventano un esercizio sterile dal momento che i progetti PNRR sono già stati individuati e proposti: riguardano il rifacimento di strutture scolastiche, di impianti sportivi, di rigenerazione urbana, ecc., per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro.

Rispetto a questi ultimi dieci anni, cosa andrebbe migliorato e cosa considera degli errori?

Andrebbe migliorato il livello partecipativo e di coinvolgimento, percorsi di maggiore condivisione tra le forze politiche e con la gente, una revisione del sistema comunicativo ed un rilancio sostenibile, condiviso e programmato in termini di competenze e di fabbisogni della macchina amministrativa.

Come spiegherebbe alla città che la sua coalizione è formata in gran parte da coloro (sindaco in primis) che l’hanno estromessa dal governo cittadino due anni fa? Non le sembra un controsenso?

La prima impressione che si ha è quella del controsenso. Ho dato una lettura diversa superando il risentimento o l’orgoglio personale. Sono abituata a capovolgere le situazioni e a venir fuori dagli schemi rigidi. La proposta di candidatura l’ho letta come il riconoscimento di qualità, sia pur tardivo, che consentiva il recupero di una risorsa che oggi potrebbe rappresentare un’opportunità per la città. La mia obiettività sulla questione mi permetti di dire oggi che due anni fa ero in una posizione di “debolezza politica”, in quanto senza copertura partitica.

La sua coalizione è chiusa o spera sempre di trovare l’accordo con l’altra parte del tavolo?

Trovare accordi e dialogare è una chance che non si deve trascurare mai. Ma ciò deve avvenire su un piano di pari dignità e sulla bontà dei progetti delle diverse parti, progetti che abbiano il loro focus sui temi e problemi della città e non della soluzione dei problemi interni ai soggetti singoli o della cordata.