Cimitero, il consigliere Paolo Intini all'attacco su lampade votive e locali occupati

Numerose le interrogazioni ricevute, tutte finora senza risposta

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Durante la seduta dell’ultimo consiglio comunale, lo scorso 9 dicembre, nel dibattito sull’approvazione del bilancio di previsione 2013, il consigliere Paolo intini ha evidenziato tutta una serie di anomalie legate al cimitero comunale, dal servizio delle lampade votive allo stato dei locali, fino all’occupazione di determinati immobili di proprietà comunale.

L’ex candidato sindaco è tornato sulla questione e, carte alla mano, ha voluto spiegare nel dettaglio tutte le problematiche riguardanti il nostro cimitero.

A partire dall’occupazione, a suo dire, illegittima di alcuni locali da parte del concessionario, la ditta “Cuoccio Giuseppe s.r.l”.

«In data 15/10/2013 ho fatto richiesta al Comune per capire a quale titolo vengono occupati i locali all’interno del cimitero – spiega Intini –. In data 12 novembre, dal settore finanziario, mi giunge la risposta, a firma della dott.ssa Nadia Palmieri, seconda la quale non risulta allo stato attuale una concessione a favore di qualsiasi azienda, facendomi capire cosi che il concessionario a quanto pare utilizzi abusivamente i locali di proprietà del Comune. Il responsabile comunale del cimitero, il dott. Vincenzo Buquicchio, in prima istanza si era detto non a conoscenza della questione, poi in seconda istanza ha rettificato, in quanto a suo dire pare ci sia un’autorizzazione da parte del sindaco Valla. Ma il regolamento non parla di una concessione con un atto del sindaco ma indica la necessità di un’istanza e che venga quantificato il canone».  

All’interno del cimitero risultano essere presenti delle cappelle non a norma ed Intini su questo ha inviato un’interrogazione a risposta scritta lo scorso 4 ottobre 2013. «Ci sono parecchie cappelle che non sono a norma e i dipendenti dell’ASV non possono effettuare determinate operazioni – chiarisce il consigliere –. Eppure i parenti del defunto pagano un tributo al Comune per poter usufruire di un servizio che in realtà però non viene riconosciuto. Perché  allora la cappella non è a norma per tutti, indistintamente? All’interrogazione, allo stato attuale però, non mi è giunta alcuna risposta».

Si passa poi alla manutenzione della sala mortuaria e della sala autopsia, in evidente stato di fatiscenza. «C’è una determinazione dirigenziale datata 7 giugno 2011, durante quindi l’amministrazione Valla, che riguarda la manutenzione della sala mortuaria e sala autopsia – ricorda l’ex candidato sindaco –. Tale determinazione però è ferma e a questa si aggiunge la nota dell’ 11/5/2011 dove si comunica di inibire quei locali (sala mortuaria e sala autopsia, ndr) a qualsiasi accesso. Ad oggi però non è stato fatto nulla».

La proposta di Intini, allora, qual è? «Bisognerebbe far rientrare la determinazione tra le priorità del prossimo anno, in fondo parliamo di appena 32 mila euro, cifra che non fa sballare il patto di stabilità».

Intini si sofferma poi sulla questione legata alle lampade votive. E lo fa con un excursus storico che parte dalla deliberazione n. 147 del 28/11/1983, quando fu sancito l’affidamento della concessione, tra i tre soggetti partecipanti (Lisi, Cuoccio e Leone) alla ditta “Cuoccio Giuseppe”,«che offriva un contributo al comune di £300 per ogni lampada funzionante e per ogni anno, e di £3000 per ogni contratto stipulato. Nelle casse comunali, quindi, dovrebbe esserci un’entrata: per gli anni precedenti non lo so, ma nell’ultimo biennio questa entrata non c’è stata».

L’atto n.138/84 stabilì successivamente l’affidamento del contratto per 20 anni, dichiarando anche che “le domande di abbonamento per l’illuminazione votiva devono essere presentate alla ditta concessionaria, su apposito modulo a stampa fornito dalla stessa ed autorizzato dal comune”. «Che io sappia, moduli a stampa consegnati dal Comune non ce ne stanno», osserva Intini.

Con l’atto n.137 del 29 aprile 2000 fu prorogata la concessione per altri 15 anni, con scadenza 15 febbraio 2019. «E l’articolo 13 ribadiva che al Comune va riconosciuto un contributo finora non ancora destinato».

Sempre a ridosso degli anni 2000, (giunta Pice, con lo stesso Intini assessore al Bilancio), con la deliberazione n.582 del 10/12/1999, si indicava la variazione dei canoni e dell’allacciamento per l’anno 2000, con degli aggiornamenti sulla base delle variazioni dell’indice Istat. E la giunta deliberò di approvare l’atto con l’obbligo in parola per la ditta di adempiere al Contributo a favore del Comune.«Sino all’anno 2000 c’era la delibera di giunta comunale, dall’anno 2001 la norma è cambiata e la competenza era direttamente del dirigente, con le determine dirigenziali che stabilivano l’aumento in base all’indice Istat – conclude Intini –. Ma dal 2009 non c’è più nulla e così il concessionario aumenta arbitrariamente la tariffa. Credo debba aprirsi un contenzioso tra Comune ed ente concessionario».