L'intervista/Michele Abbaticchio si racconta. "Ecco i miei dieci anni da sindaco di Bitonto"

Ancora pochi mesi e l'attuale primo cittadino, dopo due lustri, lascerà Palazzo Gentile. "Il futuro? Un po' di spazio per me"

Una riflessione su un anno, il 2021, appena andato via e pesantissimo perché condizionato dal Covid 19. Un piccolo sguardo al futuro personale dopo che lascerà la poltrona di primo cittadino dopo dieci anni. Le sfide più dure. Gli errori. I provvedimenti che lo fanno sentire più soddisfatto. Gli errori in dieci anni di avventura.

Per il sindaco Michele Abbaticchio sono iniziati gli ultimi mesi con la fascia da sindaco a Palazzo Gentile. E si racconta in questa intervista esclusiva per la nostra testata.

L'anno si è chiuso con l'inaugurazione di piazza Caduti del terrorismo, ma altri cantieri sono partiti durante l'anno. Che 2021 è stato per Bitonto?

È stato un 2021 ricco di lavoro per contrastare la pandemia, per venire incontro alle tante esigenze di una comunità che poi, dopo maggio, aveva fretta di nascere giustamente, aveva fretta di riprendersi quello che era stato tolto. I cantieri sono partiti e sono chiaramente stati accelerati dalla fine del lockdown e oggi ci consentono, non solo di inaugurare Piazza Caduti del terrorismo, ma di avere tante altre opere da inaugurare entro la primavera: parlo del centro comunale di raccolta Bitonto-Mariotto, del nostro nuovo Torrione angioino, del secondo piano del Centro tecnologico che sarà aperto a tutti cittadini con le sale studio, che è una cosa molto richiesta dai nostri cittadini, e della partenza di altri cantieri che, anche se non si concluderanno con me, comunque sono positivissimi per la città e sono stati accolti molto bene, tipo l'ex macello, di cui apriremo a febbraio il cantiere, e a gennaio la nuova piazza Sant'Egidio, anche questa un'area che sicuramente troverà giovamento a livello commerciale ed economico. Tutto grazie, ovviamente, a finanziamenti nazionali ed europei intercettati, perché noi con i fondi comunali non possiamo far nulla. Poi per le strutture sportive è chiaro che c'è stata un'accelerata, perché siamo partiti da un livello di impiantistica sportiva di base dilettantistica, che noi abbiamo anche aumentato: penso al velodromo, alla ristrutturazione della piscina comunale 500mila euro, alla riqualificazione del campo Rossiello, che prima era un terreno per giocare. E adesso ci troviamo con i finanziamenti che abbiamo preso che si chiedono un passaggio di livello. Per lo stadio verrà pubblicato l'appalto a febbraio per adeguarlo alla serie C ma soprattutto adeguarlo a una grande dignità sportiva. Ma poi c'è anche il progetto in corso del centro polifunzionale Borsellino che aumenterà di capienza e potrà finalmente accogliere centinaia di spettatori, regalandoci il primo Palazzetto dello sport a Bitonto di proprietà comunale, per altro adeguato alla normativa e senza casini urbanistici di proprietà, che invece sono stati fatti in passato su quell'altro immobile di proprietà del Maria Cristina.

Anche il 2021 è stato segnato dal Covid 19 che, tra le altre cose, ha anche cambiato il concetto di prossimità del Comune rispetto ai più fragili e ai bisognosi e ha cambiato anche il lavoro dei Servizi sociali. Come si è attrezzato il Comune?

Siamo intervenuti molto a sostegno delle attività economiche, commerciali e delle associazioni sportive. Siamo tra i pochi Comuni che hanno fatto il bando per associazioni sportive e culturali. Ma oltre agli incentivi dati alle famiglie, alle attività economiche, agli ambulanti (siamo uno dei pochissimi casi in cui, oltre le associazioni sportive, abbiamo fatto anche bando per operatori ambulanti), la cosa che mi è rimasta più nel cuore è sicuramente l'appello ai cittadini quando dovevamo ancora avviare una rete strutturata di fornitura dei pacchi viveri. Era appena iniziato il Covid e da quell'appello sono nate tante iniziative spontanee di donazione di alimentari da parte delle aziende del territorio a cui ho scritto (a una ad una ho mandato la lettera) e ci hanno risposto veramente alla grande, dando la possibilità al comune di aiutare tante famiglie, e noi, devo ringraziare gli uffici del servizio sociale che hanno immediatamente affidato la distribuzione alla Caritas, al Banco delle opere, in modo tale che il banco delle opere potesse iniziare un sistema che adesso è assolutamente consolidato.

Dieci anni fa, il motto elettorale è stato "Liberiamo Bitonto". Dopo 10 anni, Bitonto è liberata?

Liberiamo Bitonto era uno slogan di rottura. Voleva dire semplicemente liberiamo Bitonto da un percorso in cui c'erano tutta una serie di luoghi comuni che sembrano condannare inevitabilmente la città nei problemi di allora: centro storico in primis che non aveva attività commerciali o economiche, sembrava un po' abbandonato non dal comune ma proprio dalla collettività, dalla comunità. Perché il recupero dei beni culturali, il Torrione e il teatro, non aveva prodotto ancora quel effetto sperato. Era necessario intervenire sulle strade e sulle piazze e noi così abbiamo fatto, creando aree pedonali e riempiendole di eventi, contenuti, cominciando a togliere spazio alle auto per dare la possibilità ai pedoni. Anche la stessa installazione ZTL elettronica, che ha consentito ai soli residenti di entrare nel centro storico, è stato un altro segnale importante in tal senso. E poi la politica degli eventi, con un patto ideale con gli imprenditori che ha consentito loro di contare su tutta una serie di eventi che ha portato attività. Al di là di questo, anche l'attenzione ai bambini: non c'erano parchi giochi. Sembrava una comunità condannata a chiudersi in contenitori, chiusi appunto, e non vivere il territorio e non vivere le strade. In questo senso, lo slogan era liberiamo la città e credo che l'abbiamo, da quel punto di vista, che era il nostro, la nostra intenzione, liberata, perché adesso ci sono tante opportunità di vivere il territorio rispetto a prima.

Una delle sfide per il 2022 per Bitonto sarà il “Recovery Fund”. Cosa c'è in cantiere per la città?

Al Recovery Fund noi ci siamo già, perché abbiamo avuto già il finanziamento, attraverso il bando Pin, per il parco di via Ammiraglio vacca e per una nuova scuola in via Michelangelo. Dobbiamo capire che dobbiamo essere oculati, nel senso che dobbiamo scegliere gli interventi di cui necessita realmente un territorio, non strafare perché l'ufficio degli appalti e lavori pubblici rischia poi di bloccarsi definitivamente sia su interventi importanti che su quelli meno importanti. Ci dobbiamo dare un segnale di priorità in merito agli interventi da fare. La mia linea guida è sempre il Piano triennale delle opere pubbliche, ma soprattutto il piano di sviluppo della nostra città, che è stato votato e poi approvato in Consiglio comunale. Occorre adesso insistere sulla riqualificazione di via Repubblica e del sistema delle tre piazze, dove abbiamo già raccolto dal concorso delle idee del progetto europeo, quello che si è concluso recentemente (Europan, ndr) già tante idee progettuali di grandi architetti giovani di Europa, che sono sicuro ci daranno ispirazione e materiale per effettuare richieste continuare a cambiare il volto della città.

Un'altra sfida è la raccolta differenziata porta a porta allargata. Bitonto è l'unico Comune dell'Aro di cui fa parte a non averla ancora...

È stato sicuramente un handicap, dovuto alla mia impossibilità di affidare direttamente alla ASV questo servizio, perché l'ASV, a differenza di tanti altri Comuni, aveva una quota di partecipazione privata che impediva la cosa. E poi quando sono subentrato, nel 2012, era appena uscita la legge che mi obbligava ad affidare il ciclo dei rifiuti in ottica di ARO, quindi non avrei neanche potuto fare interventi individuali e i Comuni che lo hanno fatto l'hanno fatto perché avevano una società totalmente pubblica al proprio interno. Stiamo partendo adesso, dopo la Costituzione molto faticosa della Sanb, che non a caso è l'unica società pubblica sul territorio regionale, che auspico sia un esempio di eccellenza oltre che a livello formale anche a livello operativo per farci recuperare il tempo perduto.

C'è una vicenda in particolare che ti ha segnato più di tutti?

La vicenda che mi ha segnato più di tutti è stata sicuramente Anna Rosa Tarantino e il Covid che ci ha tolto le vite di tanti cittadini. Questo incarico io l'ho rivestito con grande passione umana e le perdite di vite umane sul territorio le ho sentite, come anche la vicenda di Paolo Caprio e di Maria Grazia Cutrone, le ho sentite come lutti di famiglia personali e sicuramente mi hanno segnato, al netto di qualsivoglia dibattito o diatriba politica o tradimento politico personale. Nulla di paragonabile a quello che ho provato e che sto ancora provando per queste perdite che, ripeto, sento come un lutto familiare.

Qual è il provvedimento di cui vai più orgoglioso in questi dieci anni di mandato?

Non c'è un provvedimento su altri che mi faccia sentire orgoglioso. Sono stati tanti i momenti di gioia, inaugurazioni, realizzazioni di opere. Forse se dovessi scegliere, fu il giorno in cui inaugurammo il parco di Villa Sylos, quello che fu finanziato col primo progetto che presentai come delegato di Decaro alla pianificazione strategica della città metropolitana, un progetto che ha finanziato tante piazze, periferie e giardini e quel giardino di Villa Sylos, oggi vederlo frequentato da tanti bambini gioiosi è davvero una gioia per il cuore. Poi dedicato ad Angelo Vassallo, cui sono molto legato anche con un fratello. Insomma è stata una bella esperienza.

Qual è stato (se c'è stato) l'errore più grave che ritieni di aver commesso? E la cosa che avresti fatto e non sei riuscito a fare?

Di errori ne faccio tanti. Forse il più grosso è porre fiducia eccessiva in persone con le quali pensavo di aver instaurato un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione, e in realtà mi vedevano, mi vedono ancora, semplicemente come un punto di interesse non come persona. Da questo punto di vista, ho avuto diverse delusioni. Non parlo del cittadino che si lamenta, ma di persone con le quali ho lavorato. Chiaramente questi errori hanno comportato comunque delle problematiche al lavoro e quindi alla comunità. Se non avessi avuto i limiti normativi che abbiamo subito, soprattutto nel primo mandato, avrei assunto sicuramente più ragazzi nello staff del sindaco, per dar loro la possibilità di dare con la loro creatività un contributo maggiore. Quei ragazzi che hanno lavorato con me l'inizio hanno fatto tanto, hanno dato tanto agli uffici in termini di creatività ed entusiasmo, e la stragrande maggioranza poi se n'è andata perché poi è stata assunta a tempo indeterminato da qualche parte, proprio perché erano molto bravi.

Quale sarà il futuro politico di Michele Abbaticchio?

Io sono un caso un po' particolare, perchè sono assunto a tempo indeterminato in Pubblica Amministrazione, quindi posso tornare alla mia carriera che è molto più redditizia rispetto all'incarico politico che rivesto. La politica la ritengo una parentesi di crescita umana. Mi piacerebbe continuare come facevo prima e magari riuscire a dare un contributo al mondo politico a seguito dell'esperienza. Se però devo continuare a dare un contributo al mondo politico rinunciando ancora per tanti anni a quello che avevo realizzato e che avevo perseguito ai miei 39 anni, ossia all'elezione del primo mandato, dubito che lo farò. Io ho stretto un patto con la città per i dieci anni. Lo voglio onorare alla fine, poi vorrei prendermi un po' di spazio per me. Poi nella vita non si sa mai. Spesso in politica cambiano le cose da un giorno all'altro, perché cambiano proprio le situazioni generali.