La Politica, ieri e oggi/Dalla caduta della giunta De Santis alle elezioni amministrative del '62

Dopo un decennio di amministrazione socialista, diventa sindaco il democristiano Domenico Saracino, dando inizio al decennio a guida Dc

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La Politica, ieri e oggi/Dalla caduta della giunta De Santis alle elezioni amministrative del '62 Il sindaco Domenico Saracino, nominato nel '62

 

Nonostante si siano tenute solamente due anni prima, nel 1962, i bitontini tornano a votare per le elezioni amministrative. Dopo pochi mesi dalla sua formazione, infatti, nel ’61, l’amministrazione comunale guidata dal socialista Vito De Santis era caduta, a causa della defezione dell’assessore comunista all’Istruzione Gaetano Avena, che, in rotta con il proprio partito e con i suoi colleghi di giunta si dimette, insieme ai 18 consiglieri democristiani e all’unico consigliere del Msi. Dimissioni in massa che portano allo scioglimento dell’amministrazione e alla nomina del commissario prefettizio Gustavo Prezzolini, che amministra Bitonto nei mesi che mancano dalle nuove elezioni. Durante il suo breve mandato, come racconta in una lunga intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, vanta l’aver portato a Bitonto numerosi finanziamenti per opere pubbliche importanti, come l’edilizia scolastica (tra tutti, il Liceo Scientifico) e popolare, le opere igienico sanitarie, come la costruzione di acquedotto e fognatura per centro e frazioni.

Le liste di sinistra sono le prime a consegnare le liste. Prima il Pci, poi, in ordine, il Psi e il Psdi.

Monarchici e missini si presentano insieme, nella lista “Concentrazione Nazionale Cattolica”, rappresentata dai due capilista, l’avvocato Carmine Sylos e Oscar Crespini.

Gli ultimi a presentare la lista sono i democristiani, con capolista l’onorevole bitontino Michele De Capua. Ospite della campagna elettorale per la Democrazia Cristiana, il 19 maggio, è l’onorevole Benigno Zaccagnini, accompagnato sal segretario provinciale del partito, l’avvocato Rotolo, e dal consigliere provinciale Nicola Damiani che, come abbiamo già detto nel precedente appuntamento di questa rubrica, era stato anche tra i protagonisti della precedente competizione elettorale, nel ’60, quando, appunto, fu eletto alla Provincia di Bari.

Zaccagnini, parlando dei progressi della vita economica italiana, critica sia i liberali, con la destra e con la sinistra e indica la Dc la sola forza responsabile del «civile, libero progresso del popolo italiano», la forza che «rappresenta la garanzia contro ogni avventura totalitaria».

Un concetto ripreso anche da Aldo Moro, all’epoca segretario politico della Dc, che pure visita Bitonto il 21 maggio, per porre la prima pietra degli alloggi Ina-Casa (visita di cui è ancora oggi conservata una testimonianza video liberamente visitabile su Youtube) e per promettere al commissario Prezzolini il completamento della rete idrica e fognaria cittadina.

Damiani, invece, prendendo atto che «il Psi va chiarendo sempre più la sua posizione nei confronti del comunismo […] nella misura in cui il Psi denuncia in forma clamorosa il frontismo e gli errori che vi sono connessi», nel comizio del 3 giugno invita i socialisti a mostrare una coerenza consequenziale, rifiutando suggestioni e tentazioni che possano venire dal comunismo, anche a livello locale e taccia di incoerenza i missini, per il loro mostrarsi “vestale oltranzista dell’atlantismo”: «Non è forse vero che i missini vogliono oggi apparire i più fedeli alleati ed amici della “perfida Albione” e dell’America “demoplutigiudomassonica”?».

Sempre per la Dc, il primo giugno, fa visita in città il ministro per la Riforma della Pubblica Amministrazione, Giuseppe Medici, che tiene un comizio in piazza Margherita insieme al commissario della sezione cittadina Schittulli. Un comizio in cui, auspicando politiche che proteggano la produzione olivicola e invitando al voto per lo scudo crociato, annuncia: «Nei prossimi cinque anni, la Puglia avrà una grande trasformazione industriale ed uno sviluppo economico tra i più progrediti del Mezzogiorno. In questo sviluppo, i comuni sono i centri motori, ma è necessario avere una stabilità, facendo in modo che i voti non vadano sperduti».

La campagna elettorale democristiana prosegue con Onofrio Jannuzzi, Antonio Fedele, Pasquale Tempesta a Mariotto, e Matteo Fantasia, vicepresidente della Provincia di Bari e poi presidente, dopo la nomina, nel luglio '62, di Vitantonio Lozupone a sindaco di Bari. Fantasia critica il decennio precedente di amministrazione socialcomunista per essere responsabile di un grave arresto della situazione economica cittadina, rispetto ai comuni retti dallo scudo crociato.

Naturalmente anche gli altri partiti si battono durante il periodo di campagna elettorale. Il Psi è rappresentato dal futuro sindaco Domenico Larovere, Giuseppe Andriani, il Pli da Gabriele Damascelli, il Pci dal deputato e membro dell’Assemblea Costituente Mario Assennato, da Giuditta Augelli a Mariotto, Maria Colamonico a Palombaio e Wanda Parracciani. Comizi ce ne sono, dunque, ma la Gazzetta del Mezzogiorno, spudoratamente a favore della Dc e anticomunista, ne ignora la cronaca. Il principale quotidiano della Gazzetta del Mezzogiorno invoca un’amministrazione «in grado di operare effettivamente» e indica la Democrazia Cristiana come l’unica forza politica ad avere un programma organico funzionale alla risoluzione dei problemi cittadini: «Scuola, assistenza sanitaria e sociale, igiene, opere pubbliche, organico, inserimento delle frazioni nella vita cittadina».

La Gazzetta strizza l’occhio anche ai socialisti, «anch’essi animati da un serio impegno ad operare per il bene e lo sviluppo della città», ma che, «costretti a sottostare alla pesante ipoteca costituita dalla determinante presenza, al loro fianco, del Pci», ha «imparato a proprie spese che il potere logora, specialmente se esercitato sotto l’influenza di forza interessate soltanto a mantenere, con ogni mezzo, le leve di comando».

Per il quotidiano la soluzione è una maggioranza stabile composta da Dc e Psi: «I tempi sono maturi per nuovi esperimenti: l’elettorato bitontino e gli stessi esponenti politici hanno ormai acquistato coscienza del fatto che insistere negli errori del passato si risolverebbe in un male per tutti, con la paralisi amministrativa e con il conseguente incancrenirsi dei mali che affliggono la città».

Si vota il 10 e l’11 giugno. A raccogliere il maggior numero di preferenze è la Democrazia Cristiana, con 8306 voti che consentono di ottenere 18 seggi. Seguono il Pci, che si aggiudica 12 seggi con 5439 voti, il Psi, con 3556 voti e 8 seggi, i monarchici e i missini del Cnc (1314 voti e 2 seggi).

A formarsi è una maggioranza di centrosinistra, formata da Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Socialista Democratico, che nomina, il 31 luglio, come primo cittadino, il professor Domenico Saracino. Amministrerà Bitonto fino al ’66, occupandosi, nei quattro anni, della variante al Piano Regolatore, della 167, del Piano di Risanamento del Centro Antico (il Piano Pane), della costruzione di nuove scuole in via Matteotti, via Salvemini, via Crocifisso, via Traetta, via Generale Planelli. Scuole rese necessarie dalla nuova normativa che, nel ’62, istituisce l’obbligo scolastico a 14 anni.

Per la prima volta dopo dieci anni, a ricoprire la carica di sindaco non è più un uomo di sinistra, ma un democristiano, dando inizio al decennio di amministrazione Dc.