La Politica, ieri e oggi/Il "coordinato tutto rosso" conquista Montecitorio con Giuseppe Rossiello

Seconda sconfitta elettorale per Felice Trotta, nonostante gli oltre mille voti in più dell'avversario di sinistra

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Dopo quella delle elezioni regionali e provinciali del 1995, un’altra grande vittoria arrivò, per il centrosinistra bitontino, alle politiche del 21 aprile 1996. Al “coordinato tutto rosso” creatosi con le urne del ’95 (in cui, ricordiamo, il centrosinistra riuscì ad eleggere Angelo Domenico Colasanto alla regione e Francesco Carelli alla provincia) si unì la conquista di Montecitorio del professor Giuseppe Rossiello.

Riprendendo quanto scritto l’anno precedente, il “da Bitonto” del maggio ’96 parlò di “coordinato tutto rosso su sfondo azzurro” per sottolineare la vittoria del centrosinistra locale, nonostante il buon risultato del Polo delle Libertà che «vince in città, ma perde nel collegio».

«Finalmente i problemi di Bitonto raggiungeranno il parlamento tramite un bitontino verace, residente nella nostra città, che è sempre rimasto tra la gente, tra i problemi politici e amministrativi della città» scrisse entusiasta il fondatore del mensile, evidenziando come il neodeputato sarebbe stato sostenuto, nella risoluzione dei problemi cittadini, da “Validi collaboratori” come i senatori Giuseppe Ayala e Ferdinando Pappalardo e il deputato Nichi Vendola.

A dire il vero, Rossiello, tra i candidati bitontini alla Camera dei Deputati, non fu il più suffragato. Con ben 1108 voti in più, fu Felice Trotta ad ottenere più consensi in città. Ma, ancora una volta, dopo lo “scippo elettorale” di due anni prima, il destino fu avverso all’esponente della destra cittadina. A tradirlo furono i voti complessivi al Polo delle Libertà, inferiori all’Ulivo di cui faceva parte Rossiello.

«Per la seconda volta il dott. Trotta è risultato sconfitto» scrisse ancora il “da Bitonto”, aggiungendo che «la sua sconfitta non è addebitabile alla cittadinanza, bensì a problemi evidentemente esistenti all’interno del Polo e, più specificatamente, forse, nei sostenitori di An».

Con toni meno entusiasti e meno ottimistici scrisse, invece, sullo stesso numero del mensile, Salvatore Tassari, parlando di “vittoria di Pirro”: «La sinistra bitontina ha fatto poker: quattro personaggi bitontini per quattro incarichi istituzionali differenti (ai tre citati si aggiungeva anche il sindaco Kühtz, ndr). […] Alla base di questo poker di uomini targati Pds evidentemente, quattro successi elettorali o quasi. Dati alla mano, l’Ulivo è in minoranza per il voto alla Camera, sia nel proporzionale che nel maggioritario. Per cui a Bitonto abbiamo un deputato eletto per successi ottenuti “fuori casa”. E abbiamo il Polo che, pur disperando per la mancata elezione del candidato Trotta, è vincitore».

Niente elezione anche per gli altri due candidati bitontini: Antonio Masciale di Fiamma Tricolore e Antonio Ciocia per gli Ambientalisti.

Ma torniamo indietro al contesto generale in cui si inserirono quelle elezioni politiche. Le elezioni politiche del 1996 furono le seconde elezioni anticipate a svolgersi negli anni ’90. Per la prima volta in assoluto nella storia repubblicana, tra il ’92 e il ’96, vi furono tre tornate elettorali in soli quattro anni. Sintomo, questo, della crisi politica di quegli anni, in cui lo scacchiere politico italiano fu stravolto.

La legislazione precedente, la XII, aveva visto alternarsi due governi in soli due anni. Silvio Berlusconi, che era stato l’assoluto vincitore del ’94 fu costretto a dare le dimissioni dalla carica di Capo del Governo a dicembre dello stesso anno, a seguito di forti e numerose tensioni con la Lega Nord. Tensioni così acute che alle regionali del ’95, in molti casi, il movimento secessionista fu alleato del centrosinistra.

Al governo Berlusconi I succedette Dini. Il suo fu il primo governo tecnico della storia italiana. Fu composto esclusivamente da ministri e sottosegretari tecnici e non parlamentari, con lo scopo di traghettare il paese fino alle elezioni politiche anticipate dell’aprile 1996. Fu il governo della riforma delle pensioni, detta anche “Riforma Dini“, che trasformò il sistema pensionistico italiano da un modello di tipo retributivo ad uno con formula della rendita predefinita sulla contribuzione e sulla crescita e senza patrimonio di previdenza con il metodo di calcolo contributivo a capitalizzazione simulata sulla crescita, avviando la transizione dal modello previdenziale corporativo fascista al modello previdenziale universale.

Si arrivò, quindi, alle elezioni del ’96 in un clima di forte instabilità. Dopo la vittoria del centrodestra del ’94, fu il centrosinistra a riconquistare consensi, con il Pds che raggiunse il 21,06% alla Camera e superò Forza Italia (20,57%). A seguire Alleanza Nazionale (15,66%), Lega Nord (10,07%), Rifondazione Comunista (8,57%), Popolari (6,81%), Ccd-Cdu (5,84%), Rinnovamento Italiano (4,34%), Federazione dei Verdi (2,50%), Pannella Sgarbi (1,88%), Fiamma Tricolore (0,81%).

Nella sola città di Bitonto, invece, fu Forza Italia la più suffragata, con il 26,46% contro il 23,34% del Pds. Poi Alleanza Nazionale (17,42%), Rifondazione Comunista (8,85%), Ccd-Cdu (5,68%), Socialista (4,42%), Popolari (3,62%), Rinnovamento Italiano (2,30%), Fiamma Tricolore (2,13%), Federazione dei Verdi (1,63%%), Ambientalisti (1,31%), Pannella Sgarbi (1,19%).

Al Senato, invece, l’Ulivo fu la forza più votata, con il 39,89%, seguita da Polo per le Libertà (37,75%), Lega Nord (10,41%), Progressisti (2,87%), Fiamma Tricolore (2,29%), Pannella Sgarbi (1,56%) e altre liste.

Stessa tendenza che si registrò a Bitonto con l’Ulivo che raggiunse il 45,17%, inseguito da Polo delle Libertà (44,34%), Fiamma Tricolore (4,19%), Ambientalisti (1,91%), Pannella Sgarbi (1,61%).

La XIII Legislatura della Repubblica Italiana durò fino al 2001 e vide alternarsi quattro governi: il Prodi I, il D’Alema I e II e l’Amato II.