"Le scuse non bastano". "Italia in comune" Puglia chiede le dimissioni del ministro Marco Bussetti

Il titolare alla Pubblica istruzione è al centro delle polemiche dopo le sue parole sui docenti del Mezzogiorno

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Al di là della beffa, dello schiaffo a una porzione di Italia a cui la Lega ci ha tristemente abituati, riteniamo inconcepibile che un ministro, un rappresentante dell’Italia intera, di tutta una categoria professionale che è il corpo docente, possa sostenere una tesi così raffazzonata e non corroborata da un’analisi seria, secondo la quale al sud mancherebbe l’impegno di insegnanti e studenti, e alimentare (ancora!) una insulsa e dannosa divisione tra Sud e Nord. 
 
A noi pare che il dato da cui prende le mosse l’analisi del ministro sia uno solo: il suo disprezzo per il Sud. 
 
Vogliamo ricordare al ministro
- che il Nord cresce grazie al Sud, anche sotto il profilo intellettuale visto che metà degli insegnanti al nord proviene dal sud così come buona parte degli specializzandi medici, dei ricercatori e dei vincitori di qualsiasi concorso,
- che le scuole migliori, quelle con un maggior numero di collaboratori, con i migliori collegamenti e le migliori strutture sono al nord, 
- che al Sud, di contro, sono registrate maggiore povertà educativa, maggiore dispersione scolastica, maggiori disagi socio-economici delle famiglie, mentre sono minori i fondi destinate a istruzione e ricerca e, in genere, di meno le risorse in ogni ambito, 
- che esistono degli indicatori, i cosiddetti LEP ( livelli essenziali delle prestazioni) così come concetti come parità di diritti e servizi di tutti i cittadini sul suolo italiani, che sono tutelati dalla Costituzione italiana (di cui lui, da Istituzione, dovrebbe essere garante).
 
In sostanza, dirgli che no, ministro, l’impegno non c’entra. Il fatto è che non può paragonare due situazioni con condizioni di partenza così diversificate. 
Per ridurre un gap che è stato costruito nei secoli servono uguali ripartizioni di risorse, di investimenti per gli istituti e per i servizi, ugual numero di infrastrutture: in una parola, uguali condizioni di partenza. Uguali possibilità. Occorrono i fondi. Esattamente quelli che, con il regionalismo differenziato, si vorrebbero far rimanere tutti in Lombardia e Veneto con la regionalizzazione della scuola. 
 
Per questi motivi, stringendoci attorno agli insegnanti del sud che, ogni giorno, devono fare il doppio della fatica dei colleghi del nord, chiediamo che un signore così sprezzante nei confronti di una porzione d’Italia e dei suoi lavoratori, venga rimosso dall’incarico.