Legalità, etica e correttezza. I principi della carta di Pisa condivisi dal primo cittadino

La buona politica è quella che va nella direzione di una città a misura d'uomo e per il bene comune

Stampa l'articolo

Martedì scorso, durante la discussione in Consiglio comunale sulla carta di Pisa, da più parti è emersa la convinzione che il documento approvato deve essere soltanto un corollario di principi, quali legalità, etica e correttezza, già insiti negli amministratori e nell'amministrazione. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il sindaco Michele Abbaticchio, secondo cui la buona politica è quella che va nella direzione di una città a misura d'uomo e per il bene comune.

«L'arte della politica distante dalle azioni, subita in molti casi da cittadino per i miei primi 39 anni, non mi interessa. Dei sindaci passati e delle loro amministrazioni ricordo solo le opere progettate e realizzate, il grado di applicazione delle regole, la vivibilità dei quartieri, la rappresentatività della Città fuori dai nostri confini al fine di ricevere finanziamenti comunitari e regionali, l'amore o l'odio che i giovani nutrivano per il loro modo di gestire il territorio. Il rispetto della legalità e dell'etica venivano automaticamente misurati da questi fattori, dalla quantità di atti prodotti verso il perseguimento del solo bene comune», afferma il primo cittadino. 

Che poi giura che la sua amministrazione non è finalizzata al beneficio personale bensì alla collettività. 
«In questa prospettiva, non c'è un solo atto dell'amministrazione che ho l'onore di guidare compiuto a beneficio personale durante lo svolgimento dell'incarico pubblico. Ci sono diversi atti, invece, a danno dei nostri interessi egoistici, sia sotto il profilo elettorale che quello patrimoniale, unitamente al rischio personale legato alla tensione sociale del momento economico piu' complesso del dopoguerra. Il profilo della discussione etica deve, con grande senso di responsabilità, misurarsi con la valutazione della concreta realtà, dei risultati a beneficio della collettività, della visione di una città a misura d'uomo. Il nostro voto deve tornare ad avere un senso nella misurazione della qualità del servizio pubblico fornito dal Sindaco e dal Consiglio comunale eletti per contrastare, dall'altra parte, il tentativo di eliminare ogni valore per il quale abbiamo creduto di poter vivere e lavorare».