Piano di zona, contrasto alla povertà, Maria Cristina e ospedale. Il PD bitontino discute di Welfare con Marco Lacarra

Il segretario regionale dem ha promesso di farsi carico delle problematiche e a visitare il nostro nosocomio. Proposto un tavolo tecnico-politico sull'ASP

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Discutere sugli importanti provvedimenti adottati o da adottare in Regione o dal Governo nazionale e sollevare spinose questioni da risolvere.

Era questo l’obiettivo dell’incontro “Il Welfare e la cura delle persone”, tenutosi martedì scorso presso il Sancti Nicolai Convivium.

L’evento, organizzato dal circolo cittadino del Partito Democratico, ha visto la partecipazione di Marco Lacarra, segretario regionale dem, consigliere regionale e membro della III commissione servizi sociali.

Tanti i rappresentanti delle forze politiche di centrosinistra presenti alla serata, aperta dai saluti del segretario cittadino del PD, Michele Naglieri.

L’introduzione è stata affidata a Giovanni Vacca, componente della Commissione Sanità e Welfare costituita dal partito bitontino, che ha posto all’attenzione di Lacarra quattro temi «che riguardano politiche di Welfare diffuso con una particolare attenzione alla situazione locale».

Primo punto è stato il «Piano sociale di zona che nell’immediato sarà oggetto di valutazioni tecniche-politiche da parte degli uffici competenti», per cui si è richiesto di consultare e concertarsi con le parti sociali in causa per evitare di definire obiettivi slegati dai bisogni del territorio. Concorde anche il segretario regionale che ha rimarcato l’importanza di coinvolgere le amministrazioni comunali di ogni ambito.

Sul contrasto alla povertà, arriva dal Pd bitontino la proposta di estendere le misure di sostegno ad una platea maggiore e di potenziare la rete di servizi.

«Siamo sempre stati abituati ad un Welfare assistenziale – ha dichiarato Lacarra -. I comuni sono spesso assaltati da persone indigenti. Ora si lavora invece su un recupero sociale.  Credo che sia indispensabile favorire misure che non solo permettano di fronteggiare l'indigenza ma che consentano anche il reintegro sociale del destinatario». Importanti sono stati strumenti come il RED che ha permesso di tramutare il rapporto in contratti di lavoro, pur non essendo il RED pensato per il reintegro lavorativo.

Se si può gioire per i risultati raggiunti da queste misure, che hanno permesso alla Puglia di avere un calo della povertà assoluta del 4%, non si può fare lo stesso sulle sorti dell’ASP Maria Cristina di Savoia e del nostro ospedale.

Per l’Istituto, un tempo fiore all’occhiello della nostra città, si sarebbero già manifestati Interessi da parte di operatori lontani dal nostro territorio. «Mi auguro che la gestione rimanga qui» ha confessato Lacarra che si è detto anche disponibile ad avviare un tavolo tecnico-politico sulla questione.

Per quanto riguarda il nostro nosocomio, invece, il segretario regionale è chiaro: «Non ha senso pensare di dover avere l’ospedale sotto casa». Con la divisione delle strutture tra hub (centri di eccellenza specialistica) e spoke (a media intensità di intervento) sarà tutto più facile e l’utente potrà avere il servizio, senza dover sopportare lunghe liste d’attesa.

Ma la situazione non è proprio così. A sottolinearlo è Francesco Scauro, direttore del Distretto socio-sanitario Bari 3.

«Bitonto ha subito una serie di angherie. Il lutto per la perdita dell'ospedale lo abbiamo elaborato nel 2002, tanto è vero che proponemmo una struttura per decomprimere il flusso all'ospedale e offrire servizi al cittadino per patologie medio-basse. Sino al 2011 abbiamo effettuato day surgery e day hospital, ma la politica ci ha abbandonato in questo percorso e ora ci troviamo ad elemosinare».

«Tutti i presidenti regionali sono venuti in Consiglio, ma tanto fumo e niente arrosto – ha tuonato il socialista -. Il nostro presidio ha bisogno di tante attenzioni. Abbiamo un UDT gestito da medici di medicina generale, ma non abbiamo specialisti. I medici deceduti o in pensione non sono stati sostituiti. A breve andrà via lo pneumologo e non sappiamo come fare visite domiciliari. Se si vogliono ridurre le spese di degenza (che si aggirano tra gli 800 e i 1000 euro per posto letto, di più se si tratta di letti chirurgici), perché non fornirci i mezzi necessari e il personale? Siamo appesi a qualcosa che deve venire ma non si realizza mai».

La riflessione del consigliere comunale di opposizione ha portato ad una promessa: Lacarra si impegna a farsi carico delle problematiche sollevate e visiterà il nostro ospedale.