Sciopero generale dei trasporti. La Cgil di Bitonto spiega le ragioni della protesta

Oggi è il giorno della manifestazione dei sindacati contro le politiche del lavoro del governo Renzi

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In tutta Italia, oggi è il giorno dello sciopero generale dei trasporti, indetto da Cgil, Uil, Ugl, contro la legge di stabilità e la riforma del lavoro del governo Renzi. Sono in tanti i lavoratori che hanno aderito ai cortei che si tengono in molte città italiane, tra cui anche Bari.
Per spiegare le ragioni della protesta e invitare alla partecipazione, la sezione locale della Cgil ha incontrato ieri pomeriggio i propri iscritti e simpatizzanti, nella propria sede in via Fornelli.
«Questo sciopero non è solo un atto di protesta contro le politiche del lavoro del governo. La Cgil non si limita a questo, ma avanza proposte politiche che possano difendere la posizione dei lavoratori» spiega Francesco Fallacara, coordinatore della Cgil di Bitonto, che ha organizzato l’incontro, per rendere più consapevoli i cittadini sulla piattaforma programmatica dello sciopero.
Presente anche Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil di Bari, che ha spiegato quale è la posizione del sindacato sulle manovre dell’esecutivo: «In campo lavorativo esiste un’illegalità diffusa sulla quale bisogna intervenire. Illegalità favorita dalle tante scelte sbagliate fatte in questi anni. Un esempio è il requisito del massimo ribasso, nelle gare per ottenere gli appalti, il quanto si ottiene a scapito della sicurezza dei lavoratori».
Diversi sono, per Gesmundo, gli ostacoli che gli imprenditori incontrano quando vogliono investire nel nostro paese: «Tra questi non rientra l’articolo 18. Essi chiedono maggior trasparenza negli appalti e che si sfruttino meglio i finanziamenti europei. Necessaria anche una seria riforma della giustizia, perché spesso chi perde una gara di appalto fa ricorso, bloccando i cantieri per diversi anni. Non c’è certezza del diritto».
Da parte sua, inoltre l’invito a riconsiderare il ruolo della pubblica amministrazione, «costantemente attaccata da chi ha scarsa considerazione degli organi democratici». L’accusa è rivolta al governo reo, per l’ospite, di voler limitare, con la nuova legge elettorale, il ruolo del Senato e di sottovalutare il ruolo dei Presidenti della Regione, «anche quello della stessa parte politica».
«Si attacca continuamente la pubblica amministrazione, accusandola di essere fonte di sprechi, non distinguendo chi fa bene il proprio lavoro da chi lo fa male. Si taglia indistintamente, perché bisogna fare spending review. Si taglia anche sulle pensioni integrative. È una follia. Non ci si rende conto che essa va difesa, perché serve a difendere i più deboli. “Pubblica amministrazione” significa ospedali, forze dell’ordine, scuole e tanto altro» continua il sindacalista, che non risparmia critiche a chi «punta orgogliosamente alla distruzione degli organi democratici al grido “Vaffanculo”».
«C’è bisogno, invece, di importanti investimenti pubblici, per rendere l’Italia attraente per gli investimenti – prosegue – Gli imprenditori guardano al profitto immediato e quindi, talvolta anche per miopia, sono restii ad investire su innovazione e ricerca. E qui deve subentrare il ruolo dell’investimento pubblico e di una politica industriale lungimirante».
Ciò che per Gesmundo è necessario sconfiggere è «l’ideologia della deregolazione, portata avanti da chi sostiene che il nostro sistema è poco flessibile e da chi punta all’eliminazione dei corpi intermedi, come i sindacati. Ma anche le associazioni di rappresentanza degli imprenditori non se la passano meglio».
«Non è vero che c’è poca flessibilità – sostiene a gran voce - Il nostro è un sistema molto flessibile, sin troppo. Negli ultimi anni sono state introdotte decine di nuovi tipi di contratti che non hanno fatto altro che aumentare il precariato, anche nella pubblica amministrazione, e rendere più debole la posizione di molti giovani, proprio quei giovani che si dice di voler difendere, ma che poi sono penalizzati da norme come i contratti a tutele crescenti».
Per il segretario della Cgil di Bari esiste una larga parte di popolazione che non si sente più rappresentata, «come ha recentemente testimoniato il forte astensionismo in Emilia Romagna».
E’ dunque necessario dare un forte segnale e di partecipare, per contaminare la politica: «Dobbiamo partecipare per costruire un sentire comune e per aumentare i luoghi della politica, che sono sempre meno. Anche noi cittadini abbiamo le nostre responsabilità, quando votiamo guardando a stretti interessi personali e non a progetti più grandi. Uniamoci per rinforzarci l’un l’altro e per non sentirci soli e sfigati».