Una mostra per ripercorrere la storia della Regione Puglia a 50 anni dall'istituzione

Al via le iniziative per il cinquantenario. Sorice: "Passò la concezione dell'uomo che viene prima dello Stato"

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Al via le iniziative per celebrare il cinquantesimo anniversario della Regione Puglia. Iniziative che sono iniziate ieri, a cinquant’anni da quel 13 luglio 1970, in cui si riuniva per la prima volta il Consiglio regionale. A dare avvio alle celebrazioni per l’anniversario una mostra, curata dalla Fondazione Gramsci, che, attraverso fotografie, pagine di giornali e didascalie, ricostruisce la storia pluridecennale dell’ente che, oggi, ha sede nel nuovo palazzo di via Gentile.

Ad inaugurare la mostra Enzo Sorice che, a quella prima seduta della massima assise regionale, partecipò direttamente, essendo uno dei consiglieri eletti nella prima legislatura della Regione Puglia. Sorice ha, dunque, portato la sua testimonianza del contesto politico-culturale che portò all’istituzione dell’ente. Una testimonianza che ricorda mezzo secolo di dibattiti sull'utilità e sulla funzione dell'ente, conflitti di competenze, riforme in senso federalista e di trasformazioni che, negli anni, la Puglia ha subito dal punto di vista sociale ed economico: «Negli anni ’70, le forze politiche compresero che l'unica risposta alle esigenze della popolazione pugliese era lo Statuto. Uno strumento utile per ammodernare lo Stato e le sue articolazioni territoriali. Lo Statuto della regione Puglia fu una sintesi delle diverse ideologie di chi, in quel tempo, sedeva nell’aula allestita nel palazzo della Provincia. Fosse stato per molte di quelle ideologie, la Regione non si sarebbe mai fatta. Ognuno perse qualcosa per giungere a quell’obiettivo. Passò il concetto secondo cui l'uomo viene prima dello Stato. Quest’ultimo non è l'unico ordinamento giuridico e non ha il compito di stabilire diritti e doveri, ma di garantire ciò che si determina nella società. Anche per questo la Regione venne istituita non come mero organo amministrativo, ma le fu dato il potere di legiferare».

«Per comprendere il contesto in cui sorsero le regioni, bisogna guardare quel che fu quel periodo. Furono anni particolari, tra Guerra Fredda, prevaricazioni tra le varie forze politiche, divisione tra Est e Ovest. Le regioni, in quel momento, servivano per creare le condizioni per una maggiore partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica del paese» ha aggiunto l’ex consigliere democristiano: «Abbiamo evitato rivoluzioni e abbiamo evitato la scissione delle regioni del Nord. Quindi i lati positivi si sono visti già dagli anni ’70. Ci sono ancora delle ombre, come la tendenza delle regioni ad accentrare il potere, mentre i comuni chiedono maggiore partecipazione. Ma è tutto ancora in evoluzione e, dunque, c’è ancora tempo per la definitiva istituzione regionale all’interno del tessuto democratico del paese».

Ma non c’è solo la mostra inaugurata ieri tra le iniziative per l’anniversario. La regione Puglia ha anche realizzato dei documentari che saranno trasmessi dalle reti locali e promuoverà dei progetti di ricerca che saranno poi pubblicati. Oltre a seminari e iniziative con le scuole, per riavvicinare i cittadini alla partecipazione democratica anche attraverso la Regione.

Lo ha annunciato il presidente del consiglio regionale Mario Loizzo: «In questi 50 anni, i vari governi che si sono succeduti hanno contribuito a fare della Puglia, la grande regione che è oggi. Tantissime sono state le iniziative sullo sviluppo, sulle infrastrutture, sulla centralità dell’economia, sui rapporti con i Balcani. Ovviamente ci sono ombre. Si poteva e si può fare di più sulla questione del lavoro. Le regioni possono afre ancora molto di più per cercare di risolvere il problema dei tanti giovani disoccupati, quei giovani che non lavorano, non studiano e rischiano di essere emarginati bloccati nella palude del precariato. Abbiamo bisogno di politiche innovative per sostenere il lavoro dei giovani. E dobbiamo sostenere anche le scuole. La scuola ha bisogno di interventi consistenti per l’ammodernamento delle strutture. Le scuole devono essere luoghi per poter fare molta formazione».